mercoledì 3 dicembre 2008

Wilma, la storia di un nome

Non so perché mi sia venuta l'idea di scriverla qui questa storia, non è una scena di porta palazzo, o forse sì, lo è perché io a porta palazzo ci vivo e comunque questa è la storia di un nome ma è anche una storia di emigrazione.

Non ho mai capito perchè mia madre avesse scelto per me questo nome: Wilma. Sono certa che è stata lei a sceglierlo e mio padre lo ha accettato. Non gliel'ho mai chiesto perchè ce n'era del tempo per parlarne! I genitori sembra non debbano morire mai, invece lei è morta ed è morto anche mio padre e questa domanda è rimasta senza risposta.

Come è venuto in mente quel nome a mia madre diciannovenne ancora scossa da una guerra terribile terminata solo 4 anni prima. Come ha fatto a scovarlo in un paese sperduto tra le Langhe, in una gelida giornata di febbraio, con la neve che cadeva da giorni, con le strade chiuse. Un parto difficile, portato a termine con il solo aiuto di sua madre e della 'levatrice'. Da dove è venuto fuori il nome Vilma in un'epoca in cui si imponevano ai bambini i nomi dei nonni oppure si sceglievano sul calendario.

Mia madre ha voluto chiamarmi così, quel Wilma che si è trasformato in Vilma perchè una legge fascista ancora esistente non permetteva l'uso di nomi 'stranieri'. Battezzata perché. Non c'è un perché i neonati si battezzavano e basta.
Il vecchio don Gallesio non voleva saperne di amministrare il sacramento alla neonata usando quello strano nome, non avrebbe avuto santi protettori. Impossibile. Che fare? Mia madre a letto, ancora debole, voleva quel nome e qui deve essere intervenuto mio padre, perchè lui da solo mi portò in chiesa, camminando a piedi nella neve alta e con il parroco giunse ad un compromesso. In chiesa, ma solo in chiesa la neonata si sarebbe chiamata anche Maria.
Sorrido al pensiero, perchè la stessa cosa fece mio padre quando nacque mio fratello, anche in quel caso intervenne sul nome, ma questa è un'altra storia.

E allora Wilma, Mariavilma. Vilma, da dove arriva questo nome?

A Torino, dove I miei genitori si trasferirono per sfuggire alla miseria del dopo guerra, iniziai la scuola elementare.
Le mie compagne si chiamavano: Anna Maria, Giusi, Antonietta, Teresina, Mariangela e io Vilma.
Erano nate a Torino e io nelle Langhe. Non osavo dire dove ero nata, perchè mi guardavano in modo strano (anche le maestre). E dov'è questo posto?
Straniera.

Ebbene, ho capito. Ho capito molto tempo dopo da dove arrivava questo nome insolito.

Qualche anno fa mio fratello ha scritto la storia dei nostri bisnonni, una bella storia, e per ricostruirla abbiamo fatto ricerche in comune, abbiamo scovato e letto vecchie lettere, abbiamo riagganciato i discendenti di un fratello della nonna emigrato in Argentina ai primi del 900.

Proprio una lettera di Cesare, il fratello maggiore della nonna e zio di mia madre mi ha svelato il mistero.
Nella lettera, inviata nel 1938, Cesare scrive a mia nonna di quanto fosse dura la vita in Argentina, parla della nascita dei figli, ne aveva già una di nome Ellèna (come la bisnonna) e ora, altre bocche da sfamare, erano nate due 'binelle' chiamate Esther e Wilma.
Ecco! Ecco da dove arriva il mio nome. Mia madre aveva allora 8 o 10 anni deve aver sentito mia nonna leggere ad alta voce la lettera, il nome le deve essere piaciuto, lo ha memorizzato e ha deciso lo avrebbe dato a sua fglia.
E' così in quella gelida giornata di febbraio, un metro di neve, un parto difficile, il medico che non arriva, madre e figlia che lottano contro la morte , quel nome viene fuori: Wilma

Nel 2007 sono andata in Argentina. Le gemelle erano ancora in vita, Wilma viveva in Texas dove si era trasferita con il figlio Carlos. Esther invece l'ho incontrata a Buenos Aires ho conosciuto la cugina di mia madre, la figlia di quel Cesare che scrisse in quella lettera di tanti anni prima, quel nome per me così importante.
Ho scoperto che in Cile ed in Argentina il nome Wilma o Vilma è molto diffuso. In Cile a Puerto Mont, sul porto c'è un ristorantino che si chiama "Wilma". Si chiamava Vilma anche la proprietaria di un alberghetto dove ho dormito a Punta Arenas. C'è perfino una Wilma nel film cileno che ha vinto il Torino Film Festival: Tony Manero.