sabato 12 dicembre 2009

Una parola per Lele

Ieri sono andata come sempre a fare un giro tra i banchi dei contadini. Cercavo del formaggio e ho girato gli occhi verso la zona dove solitamente ci sono i montanari che espongono tome, ricotte e robiole profumate ed invitanti. I miei banchi preferiti sono due.
Uno è uno gestito da una coppia, marito e moglie secchi secchi e piccoli di statura, lui quasi sempre indossa un cappello alla tirolese.
L'altro è gestito da un omone alto e grosso, molto grosso, capelli lunghi grigi legati dietro la nuca con un elastico, sempre di buon umore e con voglia di chiacchierare. Insieme a lui solitamente c'è il figlio (o forse è il fratello) più magro e più giovane ma anche lui con i capelli lunghi legati dietro la nuca. Non sapevo come si chiamasse, ma sovente mi fermavo a comprare da lui, dall'omone.
Durante la settimana uno dei due banchi c'è sempre ma ieri mattina l'area era stranamente vuota.
Che strano, penso, chissà come mai non c'è nessuno? Intanto allungo lo sguardo e noto un tavolino, ma non è il banco del formaggio, sopra c'è un mazzo di fiori e una fotografia. Davanti un quaderno dove lasciare la firma. La fotografia ritrae un omone in giaccone rosso. Così ho scoperto che si chiamava Raffaele detto Lele e che aveva solo 52 anni. Porta Palazzo ha perso uno dei suoi personaggi tipici.