sabato 1 marzo 2008

un cavolfiore

Da quando abito qui ho preso ad andare a comprare la verdura sotto la tettoia dai contadini. Un po' perché è comodo e la verdura è buona, un po' perché quelle facce rugose, la pelle cotta dal sole, le mani deformate dal lavoro, le schiene chine mi ricordano tanto la gente di Langa. Non scelgo il banco in base ai prezzi o alla qualità della merce. Scelgo i personaggi che mi piacciono di più.
Quel giorno ero lì davanti ad un banco dove la venditrice assomigliava a mia nonna. Davanti a me una donna araba. Questa verdura, sono come spinaci? La venditrice non sente, ma rispondo io. Quelli SONO spinaci signora! Ah fa lei, io li ho sempre comprati surgelati. Beh, dico io, freschi sono più buoni, solo è noiosa la preparazione, devono essere lavati a lungo, con cura.
Intanto si avvicina timidamente una donna orientale, cinese o coreana e sta ad ascoltare cosa diciamo.
Ah, poi si fanno bollire? Sì, ma deve mettere poca acqua. Poca acqua? Chiede lei stupita, Sì pochissima e le spiego come devono essere lessati gli spinaci. La donna orientale prende coraggio e indica le rape, sono amare? Mi chiede. No signora, hanno un sapore un po' strano, non a tutti piacciono, ma non sono amare. E come si cucinano? Più o meno come le patate.

Anche noi le usiamo, interviene la donna araba, io le metto nel cus cus. E' vero, penso il cus cus, e mi viene voglia di chiederle come si cucina, ma è arrivato il mio turno e io non so cosa comprare. Mi ero avvicinata al banco per la faccia della venditrice, ma non potevo dirle, sa? lei assomiglia a mia nonna. Butto gli occhi sul banco cerco rapidamente qualcosa che non richieda una lunga preparazione.
Vorrei un cavolfiore.
novembre 2007

1 commento:

Cecilia ha detto...

Sei bravissima ha dipingere anche con le parole, grazie